Il termine ASPETTATIVA significa “Attesa“, dal latino expextare ovvero ex: fuori e spectare: guardare. L’analisi etimologica ci fa da subito capire quanto questa parola abbia un significato relazionale, cioè possibile in relazione ad un altro. Infatti l’ASPETTATIVA vive sempre in funzione di qualcosa o di qualcuno: cosa mi aspetto dall’altro, cosa si aspettano da me?
ASPETTATIVE FAMILIARI E GENITORIALITA’
Dal Web. Encanto: La famiglia con l’aspettativa del talento
Ancora prima di venire al mondo c’è più di una persona che proietta qualcosa su di noi. I nostri genitori attendono la nostra nascita e per 9 mesi immaginano, sperano di trovare di fronte a sé un bambino che sarà in un determinato modo.
Forse che somigli a loro? Oppure che sia diverso? Che riesca meglio dove loro hanno fallito?
Tali aspettative giocano una grande importanza nel definire il posto che ciascuno occupa all’interno della propria famiglia. Ciascun membro aderisce ad un “copione” co-costruito da tutti i suoi membri, ovvero all’insieme delle aspettative condivise dalla famiglia circa il ruolo che ognuno deve recitare.
Byng-hall (1995) affermava che il copione familiare assomiglia ad una commedia in cui ogni personaggio ha un ruolo proprio e proprie motivazioni: questi contribuiscono a creare quello che può definirsi un intreccio, una trama familiare.
Appare chiaro quanto le ASPETTATIVE possono, in alcune famiglie, rappresentare una trappola: quando i ruoli divengono troppo rigidi e vi è una mancanza di flessibilità e interscambiabilità ripetendo sempre gli stessi copioni, anche di fronte a situazioni nuove ed inaspettate (lutti, malattie, stress, fallimenti, ecc…), la famiglia potrebbe trovarsi in difficoltà e non riuscire a rivedere i propri modelli/ comportamenti rimanendo incastrata in scenari problematici.
Talvolta,. invece, chi finisce nella rete della trappola è uno solo della famiglia. Il carico di aspettative da corrispondere potrebbe essere così pesante da portare la persona a sentirsi non accettata, non riconosciuta per ciò che è realmente. E perennemente insoddisfatto, si muoverà alla ricerca estenuante di ciò che gli altri vorrebbero che lui fosse, rimanendone incastrato. Fino a quando non prenderà consapevolezza di tali meccanismi e inizierà ad amarsi ed accettarsi per ciò che è.
Alla luce dell’influenza che le aspettative hanno sullo sviluppo della nostra persona, sarebbe auspicabile che la genitorialità prevedesse un percorso, non solo più, fisico e dedito al parto come predispone la nostra società. Bensì un attenzione maggiore verso gli aspetti emotivi dei futuri neo-genitori, includendovi anche il padre. Bisognerebbe pensare alla genitorialità come uno spazio condiviso dei due neo-genitori: carico di aspettative, paure, insicurezze, rappresentazioni sul futuro bambino, che necessitano di essere ascoltate, accolte e riconosciute da entrambi per diventare genitori consapevoli e garantire al nascituro un sano sviluppo psicologico.
Tale consapevolezza gli insegnerà a differenziare e non proiettare. Ciò vuol dire imparare a riconoscere l’altro (il bambino) come essere diverso da Sé e non come il proprio erede o rivincita.
ASPETTATIVE E COSTRUZIONE DELLA COPPIA
Le aspettative giocano un ruolo fondamentale anche nella formazione della relazione di coppia. Quando due persone si incontrano, infatti portano con sé un bagaglio di esperienze, desideri, bisogni, aspettative che ricadono sull’altro. Dopo una prima fase di infatuazione, la coppia passa alla fase dell’innamoramento e prima che si consolidi in amore deve superare la fase critica della DISILLUSIONE: un passaggio critico ma al contempo evolutivo.
Durante questo momento i partner si trovano a vedere l’altro per quello che è realmente e non più con gli occhi a cuoricino guidati dalle ASPETTATIVE a lui corrisposte. Ecco perché potrebbe rappresentare un’opportunità di forte crescita personale, poiché come già visto sopra, si può prender consapevolezza delle diversità e autonomie dell’altro, rispettandole e apprezzandole anche se differenti dalle nostre.
Il superamento della crisi porta all’amore vero, a quello che, parafrasando una citazione, somiglia a due ciliegie: che vivono in coppia e il piccolo di ognuna di esse è congiunto in cima al picciolo dell’altra ma, se divise, e prese singolarmente, rappresentano due perfetti interi.
ASPETTATIVE E CONTESTO LAVORATIVO/ SCOLASTICO
La forza delle aspettative che nutriamo nei confronti di un altro è dunque tale da poter già di per sé influenzarne il comportamento.
Il concetto è estremamente importante anche quando ci troviamo in un contesto lavorativo o di apprendimento. Avete mai sentito parlare di “Profezia che si auto-avvera” o “Effetto Pigmalione“?
Attraverso il linguaggio corporeo, la voce e il contenuto delle nostre comunicazioni, infatti, possiamo trasmettere le nostre aspettative circa un’ altra persona.
In campo scolastico, diversi esperimenti di Robert Rosenthal, un professore di psicologia di Harvard, hanno confermato quanto, l’idea che un insegnante ha circa un allievo, influisca sul suo rendimento. Durante tali esperimenti gli studenti che erano stati classificati come “molto promettenti”, benché non lo fossero, ottennero maggiori progressi durante l’anno scolastico proprio perché influenzati dalle aspettative positive delle loro insegnanti. Da qui è nato il termine “Effetto- Pigmalione” per dire che un insegnante si fa un’idea ben precisa su un suo allievo e lo plasma in base ad essa.
In generale si è visto che le persone che hanno aspettative positive nei confronti di chi hanno di fronte sembrano:
- creare un clima socio-emotivo più caldo intorno a loro;
- dare un feedback maggiore circa la loro prestazione;
- dare loro maggiori informazioni e aspettarsi maggiori risultati;
- creare un clima di maggior dialogo.
Mentre ASPETTATIVE negative oltre a generare insicurezza e un senso di inadeguatezza rischiano, in alcune situazioni, di essere anche punitive. Sempre Rosenthal ha verificato che bambini considerati non dotati dalle loro insegnanti, rischiavano di non esser lodati quando ottenevano buoni risultati ad alcune prestazioni, poiché non corrispondendo alle loro aspettative, esse si sentivano frustrate.
ASPETTATIVE SI? ASPETTATIVE NO?
Seppur pericolose, le ASPETTATIVE fanno parte della nostra mente.
Quando funzionano bene ci permettono di orientarci verso qualcuno o qualcosa, ci aiutano a costruirci delle rappresentazioni mentali su chi abbiamo davanti o su cosa accadrà in una determinata situazione. In qualche modo ci fanno sentire al sicuro: forse proprio perché sono più nostre che reali.
Le aspettative che ci intrappolano invece, sono quelle che ci fanno perdere di vista l’altro. Quelle che ci impediscono di fare “due passi indietro”, di riflettere sul nostro comportamento ancor prima di giudicare quello altrui.
Io credo che di fronte a qualsiasi cosa o qualunque persona, una buona domanda da porsi è: Come mai ho quest’aspettativa?
Dott.ssa De Angelis Martina, Psicologa e Psicoterapeuta
Chieri e Moncalieri
347-9369609
martina.deangelis@hotmail.it
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