Quando si aspetta la nascita di un figlio la coppia vive momenti di gioia ed euforia accompagnati da preoccupazioni che generano ansia e paura.
Ciò non dipende semplicemente da cambiamenti ormonali nella donna bensì sono generate da pensieri e rappresentazioni di entrambi i futuri genitori, che iniziano a pensarsi non più in due ma in tre.
La genitorialità inizia, infatti, fin dai primi mesi di gravidanza e coinvolge entrambe i genitori che durante la “dolce attesa” inizieranno a mettere in atto le proprie attitudini alla cura, dapprima attraverso l’immaginazione e successivamente, con la nascita del proprio figlio, attraverso azioni concrete e finalizzate al benessere del bambino.
Quest’ultimo aspetto è centrale poiché la capacità nel prendersi cura dell’altro è legata alla capacità di prendersi cura di sé stessi, abilità che si sviluppa sulla base delle cure ricevute nella propria infanzia. Ecco che diventare genitori apre a ricordi di noi bambini e dei nostri genitori, significa ripensarsi figli e avere l’opportunità di ripercorrere e risignificare alcuni momenti di sé con i propri genitori attraverso le lenti di un adulto.
Ciò non significa che chi ha ricevuto cure inadeguate sarà sicuramente un cattivo genitore, l’importante sarà mettere in atto con il proprio figlio comportamenti differenti, di cura, che interrompano l’ereditarietà. Inoltre seppur la famiglia d’origine rimane la prima forma di apprendimento, nel corso della vita facciamo esperienze sociali, relazionali e culturali che ci permettono di mettere in discussione alcuni insegnamenti e di riapprendere nuovi modelli di comportamento, altre modalità di entrare in relazione con l’altro.
Quando da queste riflessioni emergono sofferenze o stati d’ansia o quando si ha difficoltà ad immaginarsi genitore, a rappresentarsi il proprio figlio, può essere utile intraprendere un percorso di sostegno alla genitorialità o di tipo individuale.
Un altro aspetto che entra fin da subito in gioco nel passaggio da due a tre è la capacità di cooperazione genitoriale; un figlio spesso mette a dura prova l’alleanza tra mamma e papà che dovranno trovare un terreno comune e condiviso per interagire con il proprio bambino. Ciascuno dovrà mettere da parte alcune delle proprie idee e credenze, a loro volta figlie dell’educazione e degli insegnamenti respirati nella propria famiglia d’origine ed essere in grado di tollerarne le piccole frustrazioni. Si eviterà così di entrare in competizione con il partner o ancora peggio squalificarlo favorendo la cogenitorialità.
Inoltre la scelta di avere un figlio si accompagna anche con interrogativi quali: Che ne sarà di noi? Della nostra intesa? Dei nostri spazi?
Ma diventare genitori significa allargare la diade alla triade non annullarsi come coppia coniugale. Nei primi momenti ci sarà un’iperinvestimento sui figli e si sarà centrati sui bisogni del proprio bambino, ma è importante continuare ad investire sulla relazione di coppia, ritagliandosi spazi e tempo per due. La funzione genitoriale è strettamente collegata alla qualità della relazione di coppia!